Anambas Archipelago
The Anambas Archipelago (2°
50’ N, 106° E) is half way between Peninsular Malaysia and Borneo. Thanks to its remote location, it is
relatively untouched with crystal clear water and amazing coral. It also has a bad reputation concerning
pirates that attack commercial ships between Singapore and China. However in 2005 and 2010 there were
attacks on two yachts. To convince
me, Enrico spoke to various people who had been and as a precaution we decided
to go only to the islands in the south east, far from the pirate zone in the
north west. Instead of cutting
across from Tioman, we came all the way south to Nongsa Point before heading
north east to avoid the waters notorious for pirates.
We left Nongsa Point on the 10th July
at 9.30am to take advantage of the current towards the east. We motored for the first three hours to
get clear of the busy shipping lanes as all ships sailing to and from Europe
& China need to go through this 10 mile wide Singapore Strait. In the
middle of the strait, there are two ‘lanes’ reserved for big ships and it was
interesting watching the huge container ships / tankers trying to overtake each
other before a bend or a narrow point on their ‘highway’.
At one point Cara was on watch and froze as she
saw two big waves coming towards us with the realization that it was too late
to close the front hatch. The
waves crashed over the bow and flooded the forepeak – everything was
soaked. We cleaned up as best we
could and put the mattresses outside to dry but then it rained and we had to
put them under cover.
|
The inhabitants of the forepeak drying out...
L'onda anomala non ha risparmiato nessuno a prua... |
L’archipelago Anambas
L’archipelago di Anambas (2° 50’ N,
106° E) si trova a meta’ strada tra la penisola della Malesia e il Borneo.
Grazie alla sua posizione lontano
dalla terraferma gode di acque limpide e coralli intatti. L’arcipelago gode
anche di una sinistra reputazione come base dei pirati che regolarmente
assaltano le navi mercantili che da Singapore fanno rotta verso la Cina. Queste
sono soprattutto rapine ai danni dell’equipaggio, niente sequestri stile
Somalia. Negli ultimi anni ci sono
stati anche due assalti ai danni di yacht (nel 2005 e 2010).
Per precauzione abbiamo deciso di
andare solo su isole a sud-est, lontano dai covi presunti dei pirati a
nord-ovest. Abbiamo anche fatto il check-in in Indonesia a Nongsa dove ti danno
una bandiera “speciale” che in teoria vuol dire che hai pagato tutti le mancie
e balzelli dovuti.
Siamo partiti da Nongsa verso le 9 di mattina per
approfittare della corrente verso est. In quell punto Singapore e Indonesia
distano solo 10 miglia e questo braccio di mare (lo stretto di Singapore
appunto) e’ il passaggio obbligato per tutte le navi che dall’Europa verso la
Cina (e viceversa). Nella parte
centrale dello stretto ci sono due “corsie” riservate alle navi (vedi foto) ed
e’ sempre divertente vedere queste navi enormi cercare di superarsi prima di
una curva lenta o di un strettoia (nenache fossero Valentino Rossi). Malgrado tutte le apparecchiature
elettroniche usano comunque molto la radio (e con molta educazione).
|
L'autostrada per la Cina (in viola) / The 'motorway' to China (in pink) |
Conversazione ascoltata qualla mattina
(in inglese): Portacontainer COSCO:” Petrotanker Eagle, qui MV COSCO mi
ricevete? passo”
EAGLE: “Si vi acoltiamo passo”
COSCO: “Buongiorno Signore, siamo il
portacontainer sulla vostra poppa e vorremmo superarvi dal vostro lato babordo
sulla rotta 232° – siete d’accordo? passo”
EAGLE: “Ok per il sorpasso, ma stiamo
arrivando su un basso fondale. Se non le spiace vorremmo fare 230° invece. Le
va bene? passo”
COSCO: “230°? Ma certo Signore, nessun
problema ci mancherebbe, passo”
EAGLE: “Bene allora, buona giornata,
passo e chiudo”
COSCO: “Buona giornata a lei Signore,
pass e chiudo”
L’unica volta ache abbiamo sentito
qualcuno spazientirsi, e’ stato nella notte un ufficiale su un portacontainer
italiano (neanche a farlo apposta).
Noi ci siamo tenuti al margine delle
corsie e l’unico problema e’ stata un onda che si e’ abbattuta sulla prua prima
che avessimo il tempo di chiudere l’osteriggio: la cabina di prua e’ stata
inondata ed il letto di Nadia completamente infradiciato come tutto il resto in
cabina – piccola lezione ad essere piu’ vigili….
Having left the strait, we headed out across the
ocean and the only traffic we then saw was fishing boats. We lifted the main,
rolled out the jib and had a wonderful sail throughout the rest of the day and
the night to Bawah. Enrico woke up at 1am to start his shift and found me both
ecstatic and terrified at the helm of Olivia as she flew through the night at
about 8kn with 12-14kn of wind on the beam. We only dropped the sails after 20
hours as we approached our destination.
Una volta usciti dallo stretto la
nostra rotta era piu’ verso il largo e non abbiamo piu’ incontrato nessuno a
parte un peschereccio.
Verso mezzogiorno e mezzo si e’ alzato
un vento pioggia da sud-est (al traverso); abbiamo issato randa e fiocco pronti
ad ammainare al primo accenno di temporale, ma con nostra grande sorpresa il
vento a tenuto bene tutta la notte. Durante il suo turno, Cara (mezza esaltata
e mezza terrorrizzata) ha tenuto una media di 8 nodi. Quando ha tutte le vele
spiegate e avanza veloce Olivia e veramente una forza della natura.
Durante
il mio turno, nellla seconda parte della notte, il vento e’ un po’ calato ma
siamo comunque arrivati all’atollo di Bawah alle 8.30 del mattino dopo 20 ore
al traverso!
|
Approaching Bawah after 23 hours Arriviamo a Bawah dopo 23 ore |
Bawah is an atoll with two main islands
surrounded by lagoons closed in by coral and protected by mangrove
forests. Only one of the lagoons
has a small entrance about 5-6m wide which seemed very narrow for Olivia coming
from the open sea with big waves. As we approached Bawa, Enrico released the
dinghy into the water and went away with the portable depth sounder to try to
figure out our route in. With Cara at the helm receiving instructions on the
radio from Enrico in the dinghy, we just scraped in with Olivia’s depth sounder
jumping to 3.1m from 24m in a split second (our draft is 2.5m). It was a tense
moment after a night with little sleep but Bawah is spectacular and as I am
writing this, I can hear the birds in the trees and have seen several beautiful
butterflies fly into the cockpit.
L’atollo dei nostri sogni
Bawah e’ un atollo con due isole
principali circondate da delle lagune completamente chuise da coralli e
protetto da delle foreste di mangrovie che sembrano siepi di recinzione .
Solo una di queste lagune ha una piccolo varco su un lato che con alta
marea permette l’accesso alle barche.
Il varco e’ indicato da due
galleggianti di polistirolo messi li’ dai pescatori. Il passaggio sara largo 5-6 metri che quando arrivi dal
largo con onde non sono molti.
Essendo arrivati un po’ in anticipo
temevamo che la marea fosse ancora troppo bassa; abbiamo quindi messo in acqua
il tender e sono andato a ispezionare il passaggio con lo scandaglio a mano
mentre Olivia con Cara al timone incrociava li vicino (il fondale appena fuori
dal varco e’ di 35-45 metri quindi non c’e’ modo di ancorare).
Nel punto piu’ basso lo scandaglio
indicava 3,1m (Olivia pesca 2,5m) quindi ho spiegato per radio a Cara dove
passare (piu’ o meno visto che le onde sballottavano tutto); lei si e’
avvicinata sulla rotta indicatale con l‘allarme del profondimetro che suonava
ed….e’ passata incolume dall’altra parte.
All’interno della laguna ci sono 10-15
metri di fondo e si e’ protetti da tutte le direzioni. Dopo l’utlima emozione del viaggio,
siamo andati a dormire.
Bawah is wonderful and so ‘untouched’. The beaches are beautiful and the only
footsteps we see every day other than ours are those of a monitor lizard. There is a sand bar which has breaking
waves on one side and an amazing infinity pool on the other.
The snorkeling is spectacular – I have never seen
so many hard & soft corals in different vibrant colours, sponge gardens and
brightly coloured fish. The girls
loved it, especially the brilliant blue starfish lying serenely on the ocean
floor.
We heard a chainsaw yesterday and have saw a
small hut on one of the islands.
There are some men on the island, clearing and burning the vegetation to
build some villas. Apparently the
fortunate few who will come here will arrive by seaplane.
Nei giorni seguenti abbiamo fatto
conoscenza con queso angolo di natura (quasi) incontaminata. A causa
dell’accesso un po’ problematico, della burocrazia e la reputazione di Anambas,
solo una ventina di barche al’anno passano di qui. Di conseguenza le spiagge, i
coralli e la foresta sono quasi intatti.
Cara ha incontrato una tartaruga che
e’ scappata terrorizzata alla vista di un essere umano (mentre in Perhentian si
lasciavano quasi toccare). L’unica eccezione sono cinque indonesiani accampati
sotto gli alberi nell’isola principale; sono li’ per liberare alcune aree
dietro la spiaggia dove alcuni investitori vogliono costruire un piccolo villaggio
turistico di lusso; gli ospiti verrebero portati qui con degli idrovolanti da
Singapore .
Gli uomini ogni giorno disboscano (a
mano) una piccolo area e alla sera bruciano la legna rimossa sulla spiaggia.
Quindi anche questo paradiso
disabitato cambiera’ faccia tra 2-3 anni; ma per un’altro verso, se e’ turismo
controllato (cioe’ caro e di lusso) puo’ darsi che invece aiuti a conservare le
spiagge e i coralli.
Abbiamo fatto amicizia e gli abbiamo
portato della pasta e biscotti; hanno ricambiato con delle noci di cocco
raccolte dietro l’accampamento. Quest volta mi sono fatto furbo; ho osservato
bene come facevano ad aprirle. Quando mi hanno passato il macete per aprire la
altre ho fatto la mia bella figura: andavo lento ma senza rischio di
amputazione. Abbiamo concluso
all’unanimita’ che erano le noci di cocco piu’ succose e saporite che abbiamo
mai cacciato.
Mentre riportavo il macete nella loro
“cucina” (uno spiazzo sotto gli alberi dove cuociono su un fuoco per terra) ho
sorpreso un grosso varano che si era infilato nel bidone degli avanzi. Era
cosi’ spaventato che, malgrado fosse grasso, si e’ lanciato dal bidone nella sabbia con un tonfo goffo ed
e’ scappato tra i cespugli con Julia e Nadia all’inseguimento.
We are in a ‘luxurious’ phase as we only have a
few weeks left on board Olivia. I
don’t have to make our only block of cheddar cheese stretch 6 weeks and we can
indulge in the last of our olives, feta, chocolate spread and loo roll, knowing
that it does not need to last much longer.
We all know each other and Olivia so well now and
have had a few months of blissful equilibrium that we took a while to find. The girls get on with the tasks at hand
without complaining too much (dishes, rinsing costumes, folding clothes etc..)
the last days of school are (mostly!) enjoyable and nobody is stepping on
anyone’s toes.
We don’t want to leave Olivia but knowing that we
are, we are trying to switch our minds from occasional melancholy to getting
excited about the move to Kenya.
12
July 2012, A thought for Bridget
When Cara’s mother Bridget was diagnosed with
liver cancer in 2011 we were just in the middle of getting Olivia ready.
We immediately thought of various alternatives:
delaying the trip, breaking it up in short legs, or cancelling it altogether.
When Bridget heard about it she was categorical:
“I will be very unhappy if you cancel your trip because of me; you must follow
your dreams and set sail”.
Sadly she passed away soon after, on July 12
2011.
We feel that this unforgettable trip we are about
to complete belongs to her too. Without her encouragement we would not be where
we are now. So thank you Bridget for your selflessness and inspiration.
12 luglio 2012, un pensiero per Bridget
Quando alla
mamma di Cara fu diagnosticato un tumore al fegato, noi eravamo nel bel mezzo
dei preparativi per la partenza.
Abbiamo subito pensato a cosa fare: ritardare la partenza, spezzettare il viaggio
in tante piccole tappe o annullare il tutto.
Quando Bridget ha sentito cio' e' stata categorica: "Mi rendereste molto infelice
se rinunciaste al viaggio per colpa mia; voi dovete seguire I vostri sogni e
salpare".
Purtroppo Bridget e' deceduta poco dopo, il 12 luglio 2011.
Adesso che il nostro viaggio sta volgendo al termine dobbiamo rigraziare Bridget;
senza il suo altruismo e l'ispirazione che ci ha dato non saremmo mai partiti.
16th
July 2012
Today we went for a walk around the main
island. Thankfully one of the men
from the hut took time off from clearing the land to be our guide. He took us to several spectacular view
points, hacking away at the vegetation to make a path when a tree had fallen
and covered the existing tracks. He
trotted along barefoot while we crawled slowly behind trying to keep up. After a couple of hours we came back to
our starting point exhausted!
Un giorno il capo degli indonesiani ci
ha portato a fare una camminata nell’interno dell’isola che e’ alquanto
montagnosa.
Lui ci guardava incuriosito mentre ci
infilavamo calze e scarpe da ginnastica (“chissa’ che serpenti, ragni e altro
troveremo). Poi siamo partiti, lui
scalzo e con il macete.
La foresta tropicale era un trionfo di
suoni, profumi e colori. Ci ha portato in alcuni posti alti sule rocce da dove
si godeva una vista stupenda. Le bambine, pur non abituate a camminare non si
sono mai lamentate.
18th
July
Our days are blissfully unchallenging. Our anchor is holding well and we are
protected in the lagoon as it is quite choppy on the outside. It rains a fair amount but we don’t
mind as we have enough to keep us busy on Olivia and the girls also love
jumping off the back of the boat or diving off the upturned kayak.
When it is sunny we head to the beach to fire
some arrows (Enrico made the girls a bow and arrow each), swim or play in the
sand. We have started a fire with a magnifying glass, shown the girls the
effect of throwing petrol on fire and also let off some expired flares. Nadia is now asking if she can
experiment with a fire extinguisher on the beach!
The snorkeling is just so good. Julia and Nadia spotted a giant tiger
cowrie shell each which was amazing.
There are so many fish, a few turtles and sting rays but the highlight
is definitely the coral.
|
Enrico made the girls a bow and arrow each La tribu' si allena... |
|
Girls.....painting the bows and arrows
...e dipinge le frecce (di rosa ovviamente) |
|
Starting a fire with a magnifying glass Accendiamo un fuoco con la lente |
Nei giorni seguenti abbiamo giocato ai
Robinson Crusoe; ogni giorno la marea deposita dversi tipi di tronchi, assi di
legno, corde ed altri oggetti
sulla spiaggia. E anche un po’ di spazzatura (ma meno che in Malaysia o
Thailandia).
Abbiamo fabbricato degli archi e delle
freccie. All’inizio le bambine erano un po’ impacciate ma col passare dei
giorni hanno imparato a riconoscere qualli freccie andvano piu’ lontano, quail
piu’ dritto. Poi abbiamo acceso un fuoco con una lente d’ingrandimento, abbiamo
costruito un’altalena, incendiato della benzina (per far capire il pericolo),
sparato dei razzi di segnalazione scaduti.
19th
July 2012
A fishing boat came in to the lagoon so Enrico
went to ask if they had any fish.
We only had a 50,000 rupiah note (5 Euros) and so Enrico offered it to
the fisherman. His eyes sparkled in delight and Enrico came back with a huge
trevally, a snapper and about 10 small fish. He had to leave quickly to stop the man trying to throw more
fish into his bag! Enrico is now a
pro at filleting fish and we have had some delicious dinners.
The next day the boat came back offering us
turtle eggs which saddens me (the locals eat them).
|
L'acciughina con in mano il pescione |
Nei giorni seguenti abbiamo fatto
“amicizia” (nessuno parla inglese) con due pescatori su una barca minuscola
(come un piccolo gozzo con una mini-cabina montata sopra); ci hanno offerto del
pesce (3 Snapper per un Kg in totale) che abbiamo pagati circa 5 EURO.
Due giorni dopo sono riapparsi (incredibile che affrontino il mare
aperto con quell guscio); sono verso di loro col tender ed ho chiesto se
avevano pesce; mi hanno mostrato con orgolio due grossi pesci: un trevally (un pesce tropicale vedi foto)
e uno snapper. Non volendo fare il
neocolonialista prepotente, gli offerto 5 EURO per il trevally e qualche
sardina. Alla vista deli soldi, il suo volto sdentato si e’ illuminato. Mi ha
ha dato subito i due pescioni ed ha cominciato a riempire di sardine il tender:
ho dovuto allontanarmi per farlo smettere!
E’ triste pensare quanto poco questa
gente guadagna pur facendo la parte piu’ dura del lavoro. Lo stesso pesce
verra’ venduto per 50 EURO a Singapore.
|
Making a circuit in science |
20th
July 2012
Our joy in paradise was temporarily dampened
today when we went to the beach for a picnic lunch. The girls were having fun with Enrico trying to light a fire
on the beach with some twigs and a magnifying glass. Julia was jumping around in the shallow water when suddenly
she started screaming that something had stung her. She screamed from the bottom of her lungs and my heart sank.
I picked her up and we all rushed back to Olivia in the dinghy. I had a moment of fear (mother’s
paranoia?) that it could have been a box jellyfish but thankfully she was still
alive and screaming 5 minutes later. We think she was stung by a jellyfish as
she has welts across the top of her thighs. We got Julia on board, poured vinegar over her
legs, rinsed her and then put some ammonia gel over the welts. I gave her some anti-histamine and set
her up on a cushion with the ipad (which is a hard to come by treat). Thankfully after an hour the swelling
was coming down and she was in less pain.
We are remote here and I had all sorts of contingency plans whirling
around in my head.
Povera Julia
Un giorno eravamo sulla spiaggia ad
accendere un fuoco con una lente di ingrandimento.
Anna stava facendo la danza del sole
(che a quanto pare aiuta in questi casi) mentre Julia e Nadia giocavano
nell’acqua con grandi schiamazzi.
Ad un certo punto Julia ha lanciato un
grido acuto; visto che lo fa spesso mentre gioca non abbiamo reagito subito. Ma
quando l’urlo e’ continuato e Julia e’ uscita dall’acqua terrorizzata siamo accorsi.
Il davanti e dietro delle cosce
sembrava essere stato ustionato con un ferro. Anna dice di avere visto una medusa con lunghi tentacoli li’
vicino.
Senza perder tempo abbiamo caricato
tutti sul tender e siamo partiti a tutta velocita’ con Julia tra le braccia di
Cara che urlava come un’ossessa.
Una volta a bordo Cara le ha spalmato
una pomata all’ammoniaca e sommnistrato degli anti-istaminici.
|
Julia's legs after the sting
Il bacio della medusa sulle gambe di Julia |
Dopo due ore di sofferenza (in
silenzio povera Julia) il bruciore si e’ calmato; i segni sono rimasti per
diversi giorni.
Durante tutto questo, Nadia che DEVE
sempre dire quello che pensa subito e come le viene, sentenziava: “Eh certo che
un bel viaggio cosi’ va a finire in tragedia adesso”; o anche “Figurati se
Julia vorra’ ancora andare in acqua con la paura che ha preso”…..
Ed invece nei giorni seguenti, Julia
ha vinto la paura e poco a poco ha ricominciato a nuotare. La nostra farfallina
delicata e’ piu’ coraggiosa di quell che sembra!
Piu’ tardi Cara mi ha detto di aver
temuto che Julia fosse stata attaccata da un “box jellyfish” (“medusa scatola”
credo).
Il box jellyfish e’ l’animale piu’
mortale ch vive in Australia, piu’ degli squali o dei serpenti (una di quelle cose di cui solo gli Australiani possono vere il coraggio
di vantarsi!).
Il box jellyfish uccide un’adulto in
4-5 minuti. Anche se e’ tipico dell’Australia, ne sono stati avvistati in
Borneo (non lontano da qui) e nel 2010 una turista svedese e’ stata uccisa
davanti a una spiaggia a Langkawi.
Cara ha confessato che mentre era sul
tender con Julia tra le braccia, ha guardato angosciata l’orologio; solo quando
sono passati 6-7 minuti ha ripreso fiato.
At dinner time Nadia started complaining that her
nose hurt when she ate her fish.
We all thought she had decided that she now needed some attention so we
ignored her complaints. She did
not want to eat anymore so I told her to go and get ready for bed, which she
did without too much fuss. About
half an hour later she sneezed and came to me with a tissue saying “I have
never had snot like this before…”
I looked at it and it was a piece of spaghetti about 5cm long that had
been stuck up her nose…. I don’t know how she got it there but thankfully she
went to bed with no nose pain.
Le noci di cocco e Mario Balottelli
Durante la permanenza qui le uniche
barche che abbiamo visto erano piccoli pescherecci che cercavano riparo dal
vento o riposo.
In generale cercavamo di essere
cordiali con tutti; un po’ perche’ e’ gente semplice che fatica duro e un po’
per tenerceli buoni che non si mai. Gli abbiamo regalato dei biscotti, caffe’
solubile, bevande fresche.
Un giorno sulla spiaggia c’erano un
ragazzino e un pescatore piu’ anziano. L’anziano ha ordinato al ragazzino di
arrampicarsi su una palma per far cadere qualche noce di cocco e delle foglie
di palma (le usano per fare delle piattaforme che attirano i pesci). A mani e
piedi nudi il ragazzino si e’ arrampicato su una palma di circa 10m ed ha
raccolto quano richiesto.
|
L'amico di Ballottelli |
Una volta sceso gli ho chiesto a gesti
se mi insegnava e mi ha fatto vedere come si fa; tra le risate del vecchio sono
arrivato solo a meta’ palma prima di rinunciare. Mentre ero appeso cercando di
non evirarmi il vecchio mi ha chiesto: “Australiano?”.
Io risposto: “No Italiano”.
“Ahh”, fa lui, “Mario Balottelli!”
anche qui….
Dopo di me e’ stato il turno di Anna
che si e’ arrampicata molto piu’ in alto e ha salvato l’onore della famiglia.
Per la cronaca il ragazzino aveva
anche il macete in mano mentre saliva.
|
Anna alle Olimpiadi di cocco |
Overall on our trip we have not had any problems
with the locals. The only worrying
incident was one night when we were putting the girls to bed, two fishermen
came on board Olivia. We had been
warned that the Indonesians don’t have the same need for personal space as us and
cruisers we met had woken up at 6am one day to find their cockpit full of
curious locals! Thankfully Enrico went up quickly and started talking to them
at the back of the boat so they did not come into the cockpit. I have to admit I was tense as they
would not go away and kept asking for rice when all we had left on board was
noodles & pasta. Finally after
giving them noodles and a pack of cigarettes (which other cruisers had advised
us to have on board) and not understanding much of what they were saying, they
went away. Enrico was calm saying
they were just curious and only wanted rice but I was relieved when he decided
to sleep in the cockpit that night!
|
Learning about the alternator |
In generale non abbiamo nessuno dei
temuti problemi coi locali. Il solo incontro un po’ inquietante e’ stato una
sera. Appena dopo il tramonto mentre mettevamo le bambine a letto, si e’
avvicinata una canoa scavata in un tronco con a bordo due persone.
Hanno bussato contro lo scafo e si sono
autoinvitati a bordo.
In realta’ altri amici velisti ci
avevano avvertito che spesso in Indonesia i locali salgono a bordo senza essere
invitati. Non e’ raro trovarsi il pozzetto pieni di curiosi alle 6 di mattina.
In questo caso gli sono andato incontro
con un sorriso e ho gli ditto “Selamat malam”, buona sera in Bahasa; ma mi sono
anche parato nel mezzo della coperta per impedirgli di arrivare al pozzetto.
Nel frattempo Cara ha tirato fuori un
po’ di viveri e delle sigarette da regalargli. Il piu’ anziano dei due ha detto
in tono solenne: “Nasi” che vuol dire riso. Con l’aiuto di Cara e el dizionario
gli abbiamo spiegato che non avevamo riso ma solo pasta.
Ora per un asiatico non avere riso e’
come per un napoletano aver dimenticato di portare la pasta (“una casa senza
pasta e’ una casa senza Dio” dice un proverbio napoletno). Quindi secondo me l’anziano non
ci ha creduto. Abbiamo raddoppiato i biscotti e gli spaghetti di riso ma Toro
Seduto ha ripetuto secco “NASI !!”; il piu’ giovane nel frattempo ere piu’ cordiale e
si divertive a provare qualche parola in inglese.
Dopo qualche minuto di imbarazzo e
tensione (almeno da parte nostra), mi sono alzato e (con l’aiuto del
suggeritore Cara) gli ho detto “Arrivederci a domani”; gli ho sciolto
l’ormeggio della canoa e gli ho fatto cenno che era tempo di andare. Con
qualche brontolio (e qualche “NASI!”) si sono allontanati e non sono piu’
tornati.
Credo che a parte il riso, fossero
piu’ che altro curiosi della barca.
Wednesday
25th July
Today Enrico set up the bosun's chair and we all
had a go at being hoisted up the mast.
Nadia and Julia decided that a little higher than the boom was enough
while Anna made it all the way to the top (18m from deck). I just about made it to the top but did
wonder how I would ever be able to carry out a repair if I had to and am
grateful for having always been given the role of hoisting Enrico and not vice
versa!
We then went to the beach to dance with our
shadows and play with catapults Enrico had made.
|
Un sorriso per la stampa |
|
Anna going to the top! (18m from deck) Anna e' salita fino in cima a piu di 18m |
|
Julia manning the safety line
Julia che si occupa delle drizza di sicurezza. |
|
Julia che sale
Julia's turn |
Tutti in testa d'albero
Per la serie "proviamole tutte", un giorno abbiamo deciso di issare le bambine in testa d'albero (o quasi) per fargli fare l'esperienza. Mi hanno visto tante volte salire che volevo che vedessero il mondo da lassu' anche loro.
Dopo avere approntato doppia sicurezza (doppia drizza e doppia imbragatura) la prima volontaria e' stata Nadia che si era messa una maglietta particolarmente elegante per l'occasione (lo stile non va mai in vacanza).
Poi e' stata la volta di Julia che comincia sempre col dire che ha paura ma poi affronta tutto senza problemi.
Sia lei che Nadia sono state issate quasi fino alla prima crocetta.
Anna, pur un po' timorosa, e' salita fino in cima all'albero (piu' di 18m!).
Alla fine Cara e' salita anche lei fino in cima.
Sadly we had to leave Bawah as our Indonesian
Visas expire on the 30th July.
Enrico did one last study of the exit in the dinghy the day before and
then we prepared Olivia for departure. As soon as we had left the lagoon, we
were hit by big waves about 2m high.
I had not thought to lock the oven door and the impact of one wave threw
the door open and out flew a pyrex dish which smashed to pieces in the galley,
saloon and navigation cabin. I
came down to clean up the glass and lost my sealegs in the process. I spent most of the day on my berth
trying to break out of my sea sickness as I had a night shift ahead. Enrico was wonderful dealing with
everything from trimming the sails, cooking dinner, dealing with Nadia throwing
up and then me. I managed to surface
for 3 hours in the night and fortunately the wind had dropped to 14kn from the 20kn
that we had had all day. With two
reefs and a small amount of jib, Olivia managed 6-7kn beating as close to the
wind as possible. Just after
midnight, the ring attaching the jib sheets to the jib gave way and flew in to
the sea leaving the jib flapping wildly. Poor Enrico had his limited sleep time
disrupted to wind in the jib. We
had 2 knots of current against us and without the jib we decided we needed to
turn the engine on. We came in to Nongsa 24 hours later, exhausted but glad the
journey was over.
|
My beautiful family |
If the weather is good and there are not too many
obstacles, the night shift itself is a wonderful time for me to be alone and
every now and then, between podcasts, I indulge in my sadness from losing
Mum. I miss her terribly and hope
that she smiles when she looks down on us.
Una cavalcata tumultuosa
Dato che il nostro visto turistico per l'Indonesia stava per scadere abbiamo decisio di tornare a Nongsa. Il giorno prima ho fatto un sopralluogo con maschera e pinne per imprimermi bene nella mente la posizione della breccia nei coralli. La mattina dopo siamo partiti: abbiamo attraversato lentamente la barriera corallina attraverso la breccia e siamo usciti dall'atollo.
Nei giorni precedenti c'era stato vento forte e mare ma le previsioni indicavano adesso un miglioramento. Nonostante questo, appena usciti dal ridosso dell'isola il vento era a 20 nodi e le onde (molto ravvicinate) di circa 2m. Olivia rollava vistosamente.
Dopo circa un'ora dalla partenza ci ha investito un'onda piu' ripida delle altre; con l'impatto uno degli altoparlanti dello stereo e' stato sbalzato fuori dalla sua sede; ma quello che ' peggio e' che il forno si e' spalancato e una teglia di vetro e' volata fuori andandosi a frantumare sul pavimento.
Cara ha passato una buona mezz'ora china a raccogliere i frammenti. Ma dato il rollio questa permanenza sottocoperta le e' stata fatale: dopo qualche ora ha cominciato ad avere la nausea cosi' come Nadia e Julia del resto. Con una mano di terzaroli e fiocco pieno Olivia navigava comunque a 6-7 nodi malgrado le onde. Per precauzione ho armato una delle sartie volanti per irrigidire l'albero.
Il rodeo (e il mal di mare) e' durato per le 15 ore seguenti. Solo Anna non stava male (anzi riusciva a leggere un libro).
Prima che venisse buio abbiao preso un'altra mano di terzaroli. Cara stoicamente ha voluto fare il suo turno di guardia cosi' io mi sono messo a dormire, ma sono stato svegliato verso l'una del mattino dal fiocco che sbatteva: al chiaro di luna si vedeva che le due scotte non erano piu' attaccate alla vela. Subito ho temuto che la vela si fosse stracciata nell'angolo di bugna. Con l'aiuto di Cara (e ben legato con le cinture...) siamo riusciti a riavvolgere la vela intorno allo strallo; a quel punto ci siamo accorti che a cedere era invece stato l'anello di acciaio cucito nella vela e a cui si annodano le scotte. Vista il buio e la stanchezza non abbiamo tentato di riparare ed abbiamo acceso il motore.
Verso il mattino il vento e' calato ed alle 10 abbiamo attraccato a Nongsa. Esausti ma comunque contenti di avere completato una cosi' bella cavalcata.