“Twenty years from now you will be more disappointed by the things that you didn't do than by the ones you did do. So throw off the bowlines. Sail away from the safe harbor. Catch the trade winds in your sails. Explore. Dream. Discover." Mark Twain

Tuesday, March 13, 2012


Una vera meraviglia
Il 4 marzo abbiamo fatto vela per Ko Muk, un’isola con grandi formazioni rocciose; essendo piu’ vicina alla terraferma l’acqua e’ piu’ torbida.
Ci simo diretti verso un’alta parete rocciosa a picco sul mare dove apparentemente c’e une grotta da visitare.
Un po’ scettici su queste attrazioni turistiche abbiamo ormeggiato a una boa e siamo saliti sul tender. Secondo le carte eravamo all’ingresso della grotta ma la parete non aveva alcuna apertura; quindi mi sono avvicinato a un uomo tailandese su un gozzo ormeggiato li vicino ed ho chiesto. “L’entrata e’ li’ mi ha detto indicando un punto dove la parete toccava il mare con una rientranza. “Li?! E ci vai dentro? Ma sei sicuro?” ho ribattuto io. “Si si, entra da li’” ha risposto lui. Un po’ dubbiosi ci siamo calati in mare ed abbiamo nuotato fino alla cosiddetta entrata; in effetti in quel punto la parete non tocca il mare ma rientra lasciando uno spazio di circa un metro tra il pelo dell’acqua e il soffitto di roccia. E’ completaente buio ma addentrandoci un po’ con la torcia subacquea (regalo di Guido) si vede un cunicolo che continua verso il cuore della montagna. Non ci saremmo mai avventurati in un posto cosi’ tenebroso se non fosse per la guida che assicurava che il meandro e’ sicuro anche con l’alta marea.  Nuotando piano piano in fila indiana si continua per circa 80 m; e’ sempre buio pesto e le onde che frangono all’ingresso creano un rombo degno di un mostro. Alla fine del cunicolo si gira a sinistra e si intravvede della luce; seguendola si arriva ad uan incredibile piccola spiaggia di forse 30m con dietro una piccola foresta tropicale.
Il tutto e’ circondato da pareti di roccia alte 30-40m.
E’ come se qualcuno avesse piazzato una spiaggia con foresta in fondo ad un pozzo di roccia e poi scavato un cunicolo orizzontale per uscire al mare.
Nessuna attrazione da luna park o film di James Bond batte questa meraviglia naturale. 
entrance of the cave from the sea / l'ingresso dal mare
end of 80m tunnel and opening to amphitheatre / l'uscita del tunnel sulla spiaggia segreta
the beach inside / la spiaggia segreta


swimming back out to sea / tornando in dietro verso l'entrata
On the 1st March, we sailed to Ko Rok Nok & Rok Nai.  I love these islands, the water is crystal clear and the sand amazing.  The Similans were more beautiful but Rok Nok is not over run by speed boats and is much more tranquil.

After a couple of nights the weather changed and on a rainy day, we decided to sail to Ko Muk.  We found ‘Emerald Cave’ which is one of the most amazing things we have ever seen on a coastline.  From the sea you can see various crevices and caves.  There is one cave entrance that you can swim into, it turns into an 80m long tunnel and you come out in an amphitheatre with its own beach.  The entrance is dark and has a roaring sound of the echo of the waves (no theme park could recreate this effect).  There are bats on the ceiling and when you see light, the water is an emerald colour.  Aparently pirates used to temporarily store their stolen treasures in the clearing – that was enough to entice Nadia who was scared so Enrico put her in the kayak and pulled her along.  She immediately started digging for treasure.

We reluctantly left and explored more coastline in the dinghy with Anna and Julia being pulled along in the kayak.
being pulled along by the dinghy


Il lusso a bordo
Una volta lasciata Phuket ci siamo diretti verso un’isola chiamata Ko Racha Hyai; c’e’ una baia belissima dove c’e’, naturalmente, un hotel a 5 stelle. A differenza della Malesia, in Thailandia le spiagge sono pubbliche quindi malgrado l’hotel esclusivo la spiaggia e la baia erano affollate di motoscafi, barche di turisti e chioschi di bibite. Come tante altre baie ed isole, sarebbe stato meglio se l’hotel di lusso avesse l’esclusiva; almeno l’ambiente sarebbe piu’ curato e l’edilizia piu’ controllata.
La mattina seguente e’ arrivato un peschereccio arancione di circa 15 m con un marinaio al timone; questi ha puntato verso un gavitello, ridotto la velocita’ quasi a zero ed e’ schizzato a prua, ha scavalcato il parapetto e, tenendosi appeso con una mano all’esterno della prua, ha afferrato con l’altra mano il gavitello che galleggiava li’ vicino; ha tirato la boa a bordo e ormeggiato il peschereccio; facile no?!
Si e’ poi girato verso di noi con un gran sorriso.
Allora ho caricato le bambine sul tender e abbiamo abbordato il peschereccio chidendo a gesti il permesso di salire; il marinaio gentilissimo e’ corso ed ha aiutato le bambine a salire. Poi ha fatto gli onori di casa presentandoci l’altro membro dell’equpaggio: il suo cane Panda.
Ci ha poi spiegato a gesti come faceva a pescare: il peschereccio ha quattro bracci di 4-5 metri ciascuno che sporgono a destra e sinistra; su questo bracci sono montate delle lampadone ad alta potenza. Quando sono in mezzo al mare, di notte, le luci attirano i pesci; lui allora cala decine di grosse lenze con diversi ami e pesca.
Le bambine hanno anche voluto sapere come e’ la cucina di bordo, quante toilette ci sono eccetera; lui gli ha mostrato i lussi sotto coperta: la sala macchine con il vecchio motore diesel e una unica stiva, nera piena di ancore, cime e puzza di gasolio…. E’ bene che la bambine imparino che non ci sono solo superyacht e miliardari che vanno per mare.
Prima di congedarci il marinaio ha aperto una ghiacciaia e ci ha offerto una cernia di 2 kg; fuori discussione pagare.
Solo piu’ tardi, prima di salpare siamo riusciti a fargli accettare 3 Euro che ha preso dopo mille cerimonie.

On the 28th of February we took a mooring in Ko Racha Yai for a couple of nights. Just before we left, Enrico took the girls to see a fishing boat that had moored next to us.  We wanted the girls to see a traditional Thai fishing boat and also to open their eyes a little and see how some people live out at sea.  It was fascinating, the girls came back with a fish for dinner and Olivia is “one of the most comfortable boats ever…..we even have a toilet!” 


Monday, March 12, 2012

25th February 2012

We dropped anchor in Nai Harn (south Phuket) as we needed to stock up on food and clear immigration.  The sea in Nai Harn (which is usually very calm and flat at this time of year) had built up a significant surf making dinghy landings at best exciting and at worst impossible.  The first night Enrico, Anna and Nadia went out for dinner and on the way back, a man trying to get back to his boat in his dinghy broke his leg as the waves pushed his dinghy over him.  Amazing Enrico brought Anna and Nadia back to Olivia soaked but in one piece.  The next night we thought we had a calm window but ended up having to swim far out to sea before getting on to the dinghy.  We had to brave a couple of crashing waves and I clung on tightly to Nadia, it was not a fun moment.  During the day, 3 long tail boats had tried to land and had been smashed by the waves so the girls went to survey the wrecks. 
By the third night we had learnt our lesson and landed on a calm beach further away and went to the main beach on a motorbike.  We made some friends from France whom we would have liked to spend more time with but we wanted to get back to our ‘freedom’ out at sea.
The feeling of adventure is a wonderful thing.  No matter how reluctant you may be to leave a place, there is always something waiting for you in at the next place.  The places are all different and difficult to compare, but you always come away from a place having a feeling of satisfaction from some new experience.
La famiglia francese adottata da Nadia / The French family that Nadia adopted
Di nuovo a Phuket
A Phuket abbiamo deciso di ancorarci a Nai Harn, in una baia a sud-ovest con una bella spiaggia. L’obiettivo era di fare provviste, rifornimento e ripartire. Su questa spiaggia abbiamo fatto conoscenza (o meglio Nadia ha abbordato) diverse persone Europee che vivono a Phuket, chi per sei mesi chi per tutto l’anno. Vai a pensare…
Il portolano avvertiva che quando c’e’ stato vento da ovest l’atteraggio col tender sulla spiaggia diventa mozzafiato e in effetti la prima sera, andando a cena le onde anche se abbastanza piccole frangevano. Avendo imparato la lezione abbiamo ancorato il tender a distanza di sicurezza prima dei frangenti ed abbiamo raggiunto la spiaggia poco elegantemente a guado.  Piu’ tardi al ritorno dal ristorante era gia’ buio e sulla spiaggia c’erano quattro uomini piuttosto anziani (mi pare svizzeri tedeschi) che a diffrenza di noi avevano parcheggiato il tender fino sulla spiaggia ed ora si apprestavano ad imbarcarsi contro le onde che nel frattempo erano un po’ aumentate. Io da codardo ho detto alle bambine: “Lasciamo partire prima loro che sembrano piu’ pratici del luogo cosi’ vediamo come si fa”. I quattro in realta’ o non erano pratici o erano troppo pieni di birra; fatto sta che quando la prima onda ha investito il tender invece di tenere fermamente la prua al mare hanno mollato la presa. Il tender si e’ messo di traverso ed e’ partito in surf ed uno dei quattro uomini si e’ trovato tra il tender che arrivava in picchiata ed il bagnasciuga ed e’ finito a tappeto con un urlaccio. Due dei compagni lo hanno soccorso mentre il quarto ed io abbiamo ritirato il tender sulla spiaggia. Purtroppo il malcapitato si era rotto una gamba ed ha dovuto essere portato all’ospedale.
Dopo questo spettacolo eravamo ammutoliti; abbiamo di nuovo gudato umilmente fino al nostro tender e siamo tornati a bordo, fradici ma interi.         
Il giorno seguente altro episodio; al mattino una tipica barca tailandese (long tail boat) ha tentato l’approdo carica di turisti ma le onde l’anno fatta capovolgere sula bagnasciuga e l’hanno danneggiata.
Senza tante cerimonie i barcaioli hanno tolto il motore e a colpi di accetta hanno rimosso le parti in legno recuperabili. Hanno poi lasciato lo scheletro sulla spiaggia e sono tornati a casa a piedi. Nadia era affascinata dal relitto e ne ha esaminato ogni dettaglio.
Quanto a noi, abbiamo trovato una spiaggetta piu’ lontana ma piu’ tranquilla dove finalmente approdare e da li’ abbiammo affittato uno scooter per finire le nostre varie commissioni. Una delle cose sulla lista era riempire il serbatoio del motore fuoribordo quindi l’ho caricato sullo scooter e mi sono recato in un negozio di alimentari (si alimentari) che mi avevano indicato; ho detto che avevo bisogno di benzina ed il proprietario con un gran sorriso mi ha indicato una rastrelliera piena di ex-bottglie di wisky riempite di benzina. “Ok, ne prendo dieci” gli ho detto e lui contento ha cominciato a riempire il serbatoio. Solo a quel punto mi sono accorto che versava le bottiglie con la sigaretta accesa in bocca. Avendo imparato abbastanza lezioni per quel giorno mi sono allontanato fino ad operazione finita.