“Twenty years from now you will be more disappointed by the things that you didn't do than by the ones you did do. So throw off the bowlines. Sail away from the safe harbor. Catch the trade winds in your sails. Explore. Dream. Discover." Mark Twain

Sunday, July 29, 2012


King Neptune
We came to Nongsa to meet Sonya, Chris and their 4 kids on Sapphire Star with the aim of crossing the equator and seeing what Neptune would ask of us so we could turn from Pollywogs into Trusty Shellbacks.  It was wonderful to see old friends and the kids were so happy. 

Il Re Nettuno
A Nongsa avevamo appuntamento con i nostri amici Sonya e Chris e i loro 4 figli; ci hanno raggiunto con la barca che hanno in comproprieta’, un 10 metri da regata di nome Sapphire Star.
Sono una famiglia super-sportiva e molto adattabile (insolito per Singapore); la barca con cui navigano (in 6) non ha ne fornello ne frigo; l’interno e’ spartano e l’impianto elettrico una roulette russa. 
Chris e Sonya hanno una storia parallela alla nostra: sono arrivati a Singapore senza figli alla fine degli anni 90’, appena prima di noi; hanno comprato una piccolo barca a vela e poi, piu’ tardi, una piu’ grssa in comproprieta’. Hanno avuto 5 figli a Singapore; tragicamente il loro primogenito e’ morto a due anni.
Le nostre bambine sono cresciute con gli altri quattro (tre mashi e una femmina) e ciascuna di loro e’ stata compagna di classe o di giochi con uno dei quattro.
Come noi, Chris e Sonya hanno deciso di lasciare Singapore nel 2012 e di trasferirsi a Bristol (anche loro senza lavoro per il momento), ma non prima di avere viaggiato in lungo e in largo per l’Asia.
Le bambine erano contentissime di ritrovare i loro vecchi amici.

Friends reunited

Amazing Sonya was sailing on a boat with no proper galley (no fridge or oven) and not enough space inside for all of them to sleep.  

Chris cooking dinner in their mobile galley which consisted of a table and one gas burner!
Chi ha detto che senza fornello a bordo non si puo' cucinare?!

We left Nongsa Point on the 4th and had a good sail until we tried to drop the main sail as we approached our anchorage.  The sail had jammed and with about 12-15 knots of wind, it was not a good feeling having the main refuse to come down.  We released the main completely, dropped anchor and had Anna at the helm trying to keep Olivia pointing in to the wind.  Enrico quickly set up the bosun chair and Cara hoisted him up to the top of the mast (18m from the deck) with Julia manning the safety line.  After a tense few minutes, Enrico managed to drop the main and we anchored off Pulau Pangkil in time for a play on the beach. The villagers came out with coconuts for us to drink and eat, they were so friendly and all the kids had a great time playing together in the sea.  We really could not understand what they were saying – ‘enough’ seemed to translate to ‘bring us more’ and finally after about 10 coconuts, the flow stopped.  We offered biscuits and drinks in return, not wanting to bring money in to the equation and everyone seemed to be happy.
Olivia at sunrise
Olivia al tramonto
In marzo Chris ci aveva proposto di fare un viaggio con le due barche verso sud per oltrepassare l’equatore.
La leggenda (o superstizione) marinaresca dice che l’emisfero sud e’ il regno del Re Nettuno; ogni marinaio che osi oltrepassare l’equatore verso sud per la prima volta si deve sottomettere a delle prove che Re Nettuno comunichera’ per bocca dei marinai che sono gia’ stati iniziati.  Inutile dire che i bambini erano esaltati e anche un po’ intimoriti al pensiero di incontrare il Re Nettuno. 



Cosi’ il 4 di luglio siamo partiti verso sud, veleggiando tra le tante isole che formano l’arcipelago di Riau, di fronte a Singapore. La navigazione e’ andata bene ma quando siamo arrivati all’isola dove ci eravamo accordati di passare la notte, la nostra drizza della randa si e’ incattivata e non riuscivamo ad ammainare la vela. Abbiamo allora dato fondo con l’ancora in una zona abbastanza aperta e lascato la randa completamente; purtroppo la corrente tirava in senso contrario al vento cosi’ che di tanto in tanto Olivia girava intorno all’ancora e si ritrovava col vento in poppa (e all’ancora!); a questo punto la barca partiva in avanti fino a che l’ancora la fermava con uno strattone e scricchiolio del verricello (e sofferenza del sottoscritto). 

Con Anna al timone che cercava di tenere Olivia con la prua al vento, Cara mi ha issato in testa d’albero mentre Julia con grande precisione operava una seconda drizza di sicurezza. Una volta in cima e’ stato facile risolvere il problema e la randa e’ calata velocemente.
Nel frattempo Sapphire Star ci aveva raggiunto e dato ancora li’ vicino.
Col tender siamo tutti andati sulla spiaggetta dell’isola. Prima pareva deserta ma dopo un po’ ha cominciato a spuntare della gente tra le palme; al villaggio nell’interno si era sparsa la voce che erano sbarcati quattro adulti con sette bambini tutti biondi (che in Asia e’ sempre una curiosita’). Quello che sembrava essere l’anziano del villaggio e’ arrivato e ci ha orgogliosamente presentato (a gesti) i suoi figli e nipoti; poi ha fatto cenno alle figlie che hanno portato dieci noci di cocco ancora verdi e lui con due colpi di coltellaccio ne ha aperta una e me l’ha offerta.  Poi mi ha passato il coltellaccio e mi ha fatto  capire che toccava a me aprire le alter nove…. Dopo aver visto come andavo lento e che mi ero quasi amputato un alluce si e’ fatto ridare il coltello e in pochi minuti i cocchi erano pronti.
Noi abbiamo ricambiato con scatole di biscotti e crackers mentre i bambini dei due clan giocavano a pallavolo.
E’ incredibile pensare che a due ore di barca c’e’ Singapore, una delle metropoli piu’ avanzate del mondo; mentre qui, dietro l’angolo, la gente vive di pesca e ortaggi, senza elettricita’. In ogni caso non sembravano per niente infelici.

Local Fishermen

Fully loaded Container Ship...
Avete posto per una scatola di fiammiferi?

There was a storm that evening so poor Chris and Sonya had to squeeze in with their kids downstairs.  At 1am their anchor dragged and they found themselves tangled into a fishing platform.  After a stressful few hours they were free and dropped anchor further out but it was not an easy night for them. The next day was grey and when we were out of the channel and in the open seas there was a significant swell.  We had 15 – 20 kn of wind from the South East and Olivia with one reef on the main and a full jib progressed well through the big waves. Cara, Julia and Nadia felt slightly ‘green’ while only Enrico and Anna seemed to keep their sea legs. The crew on Sapphire Star had a tougher time with a shorter, lighter boat and an open cockpit.  Sapphire is a racing boat and not a cruising boat for a family of 6 in difficult waters.  After about 6 hours battling the waves and the current, we called off our mission to reach the equator. We had tears on board but were quickly reassured when Chris told us that he had received an sms from Neptune.  We had made it to 0 degrees, 38 minutes and there was to be some reward…

Al tramonto ci siamo salutati e siamo tornati a bordo delle barche.
Durante la notte si e’ alzato un vento teso e l’ancora si Sapphire Star ha cominciato ad arare; Sonya e Chris si sono ritrovati incastrati in un allevamento di pesce su palafitta li vicino. Con molti sforzi sono riusciti a liberarsi e a dare motore per ridare ancora piu’ in la’. La palafitta li ha salvati dal finire dritti in spiaggia. Purtroppo noi non ci siamo accorti di niente e non siamo usciti ad aiutarli. 

La mattina dopo, sotto un cielo grigio e pioggia, siamo ripartiti verso sud. A questo punto siamo usciti dal ridosso delle isole verso il mare aperto. Il vento du sud-est di 15-20 nodi aveva alzao delle onde ripide.  Olivia con una mano di terzaroli e genoa pieno avanzava abbastanza bene anche se Julia e Nadia davano qualche cenno di mal di mare. Anna al contrario stava benissimo e leggeva un libro sotto il tavolo nonostante il beccheggio.
Su Sapphire Star le cose erano piu’ difficili: la barca e’ piu’ corta e piu’ leggera, col pozzetto aperto e poco riparo dai frangenti e veniva sballottata dale onde; l’equipaggio (un po’ meno meno abituato di noi) ha cominciato a soffrire di mal di mare.
Dopo sei ore di lotta contro le onde, ci siamo parlati per radio ed abbiamo annullato la missione. Al momento del dietro-front avevamo comunque raggiunto latitudine 0 gradi e 38 minuti nord.
I bambini erano delusi ma li abbiamo rassicurati che, avendo varcato la soglia dei 0 gradi, Nettuno si sarebbe fatto vivo. 
After a non eventful night anchored of Pulau Karas, we lifted anchor at 5am to head to Bintan with the current in our favour.  We had good conditions and dropped anchor in the Mayang Sari bay mid morning. 
On the 7th, we headed further east to a quiet bay and received a summons from Neptune to head over to Sapphire with a brave heart.
Dopo una notte di riposo siamo andati ad ancorare nel nord di Bintan, in una spiaggia protetta. Qui Chris ha ricevuto un SMS dal Re Nettuno (anche le divinita’ si sono modernizzate) che spiegava il rito che ci attendeva.
King Neptune
Il famigerato re Nettuno!
Uno a uno, ciascuno di noi ha dovuto salire sul tender di Sapphire Star sotto l’occhio vigile di Chris vestito da Nettuno con tanto di parrucca, barba Bianca e tridente.
One by one we had to get into Sapphire’s dinghy, tell Neptune and his beautiful wife a joke, answer a maths question and have an egg thrown at us.  Once entry to Sapphire was granted, we faced our next task.  To dress up and sing a song having changed it to have an ocean theme.  After that we braved an eating challenge having to eat jelly beans with baked beans, sardines or tinned spaghetti…  As we had not quite made it to the equator, we could not become ‘Trusty Shellbacks’ so for now we have settled with the title ‘Crusty Shellbacks’!  We have never had a party at sea and had a great time followed by a game of rounders on the beach.
Le prove richieste erano: raccontare al Re Nettuno una barzelletta che lo facesse ridere, rispondere ad un quiz di matematica e (tentare di) acchiappare al volo un uovo crudo lanciatoti dal Re (per fortuna hanno scelto il loro tender…).
Poi una volta a bordo di Sapphire Star, i due equipaggi hanno dovuto inventare una canzone ispirata al mare. Inutile dire che i bambini si sono divertiti come matti.
Per l’ultima prova, ognuno a dovuto scegliere due piatti misteriosi su un totale di quattro senza conoscerne il contenuto; il malcapitato/a ha poi dovuto ingoiare un cucchiaio da ogni piatto allo stesso tempo. I piatti misteriosi contenevano fagioli al pomodoro freddi, gelatine di frutta ed altre schifezze che possono solo provenire dalla cucina inglese.
Il tutto si e’ concluso con una partita di baseball sulla spiaggia.


Anna with a brave heart!

trying to pass King Neptune's test
che s'ha da fare....


On the 8th July, once the solar panels on Sapphire were able to give the batteries enough juice, their engine started and we headed back to Mayang Sari bay for a last swim and play.  We then came in to Nongsa point and had a tearful farewell the next day as Sapphire headed back to Singapore.

Il giorno dopo siamo tornati al marina di Nongsa da cui Sapphire Star e’ ripartito per Singapore mentre noi, dopo un giorno di riposo abbiamo fatto vela per l’arcipelago di Anambas. 



Una triste storia
A Tioman abbiamo sentito una delle tante storie di banchina che pero’ ci ha toccata da vicino.
In gennaio abbiamo passato due settimane all’ancora davanti al Datai Resort a nord di Langkawi; questa era la spiaggia dove abbiamo affittato un piccolo catamarano. Di tanto in tanto alter barche venivano per una notte o due e poi ripartivano.
Solo una barca (di cui non facciamo il nome per rispetto all’equipaggio) e’ rimasta tanto quanto noi. Apparentemente non c’era nessuno a bordo; solo alla sera un uomo e una donna partivano dalla spiaggia su un vistoso tender giallo per andare a bordo brevemente. Per il resto non li abbiamo mai visti.
Alcuni giorni dopo ci siamo recati al porto di Telaga per fare gasolio. Per coincidenza la barca era li anche lei. Mi sono presentato allo skipper, un uomo sui 55-60 anni, alto dicendo che ero quello ancorato vicino a loro a Datay Bay. Lui ha fatto un cenno di saluto e se ne e’ andato. “Strano” abbiamo pensato con Cara, i velisti sono di solito goviali e chiacchieroni, mentre questi sono cosi’ riservati.
Dopo aver fatto gasolio, sia noi che loro siamo partiti; era il 30 di gennaio e noi abbiamo fatto rotta a nord per incontrare Guido e “the Italians” a Phuket. Loro sono partiti anche loro verso nord.

Un mese dopo, verso il 2-3 di marzo di ritorno  dalla crociera con The Italians eravamo all’ancora nell’isola di Rok Nok (quella col catamarano affondato).
Un pomeriggio spunta lo skipper taciturno con la sua barca.
Il canale tra le due isole e’ navgiabile ma con cautela; lui invece e’ entrato nel canale a 7 nodi, ha mollato giu’ l’ancora e con il tender giallo e’ sceso a terra verso l’accampamento dei guardaparchi. Dopo circa mezz’ora e’ tornato a bordo ed e’ ripartito. Con Cara abbiamo cherzato che era sempre schivo e di fretta.
In realta’ abbiamo poi scoperto cosa era successo.
Dopo la partenza quell giorno da Langkawi noi abbiamo fatto tappa in tante piccolo isolette. Lui e sua moglie invece hanno tirato dritto a nord e navigato durante la notte. Alle 1.30 di mattina e’ suonata la sveglia e lui e’ salito in coperta per cominciare il suo turno; purtroppo a quel punto si e’ accorto che sua moglie non c’era, caduta in mare qualche ora prima probabilmente.
Ha dato subito l’allarme e sono cominciate le ricerche ma senza esito; non hanno trovato traccia.
Quindi quando lo abbiamo rincontrato a primi di marzo, lui stava andando di isola in isola a interrogare i guardiaparchi in caso avessero recuperato qualche detrito dal mare.

 Inutile dire che la storia ci ha fatto pensare. Io e Cara mettiamo sempre il salvagente col lampeggiante (e anche le bambine so sono in pozzetto); in piu’ usiamo sempre la cintura di sicurezza e teniamo in tasca un allarme che fa suonare una sirena in caso di uomo a mare. Malgrado tutto cio’ sappiamo che l’incidente puo’ sempre capitare.
Abbiamo fatto un sondaggio tra i nostri amici velisti ed abbiamo trovato che quasi nessuno usa salvagente e cintura a meno che non ci sia burrasca.  La spiegazione e’ che considerano il rischio remoto e comunque parte del gioco.
Solo chi naviga con bambini sembra essere piu’ prudente.

A Sad Story
In Tioman we heard an awful story and it affected us a great deal as we had been anchored next to the boat for 10 days in Langkawi in January.  We also found ourselves at the diesel pontoon at the same time in Telaga Harbour and we both set off towards Phuket on the 30th January.  We (Olivia) stopped in Rok Nok & Rok Nai on the way but the boat we had met carried on.
After our adventures in Thailand, we headed back to Langkawi in March and again stopped at Rok Nok & Rok Nai.  The channel between the two islands is navigable but with caution.  One day we saw the skipper of the same boat coming through the channel at a speed of 7 knots.  He rapidly dropped anchor and went off to shore in his dinghy.  After half an hour he lifted anchor and rushed off.  We thought he was a bit strange as sailors are usually more sociable.  Later we learnt that when the man and his wife left Langkawi, they sailed through the night.  At 1.30am the man’s alarm went off for him to get up to start his shift.  When he went into the cockpit, his wife was not there and had probably fallen overboard.  He immediately raised an alarm and a search was started but she was not found.  When we met him in March, he was going from island to island looking for any trace of his wife.
Enrico and I always have life jackets with a light on at night.  We also attach ourselves to the boat with a harness and have a man overboard alarm in our pockets.  We asked a few of our sailing friends and discovered that most of them don’t use life jackets or harnesses at night.  They consider the risk to be low, but the risk is also part of the game. Only the boats who cruise with children on board seemed to be more cautious.
Since this story, Enrico put out the jackstays on Olivia so that if the person on duty at night needs to go out of the cockpit, there is never a moment in which they are not harnessed on to Olivia.

Saturday, July 28, 2012


Saturday 7th July
Cara rushed in to KL from Tioman for 2 nights to submit our Kenya visa applications which takes 6 weeks.  Believe it or not, I really missed Olivia and her crew but had a lovely time staying at Giuseppe & Laura’s (glorious hot shower and flushing the loo with the press of a button!) and the bonus was having lunch with Bill McCormack who was in KL for work.

Senza la mamma! 7 luglio
Il giorno dopo io e Anna siamo andati nel piccolo marina di Tioman col tender per vedere se c’era posto (il marina praticamente non ha gestore, non c’e’ nessuno cui chiamare per prenotare un posto, l’anarchia).
Purtroppo il posto piu’ facile ci e’ stato soffiato alcuni minuti prima da una barca gialla. Nella seconda fila di pontili c’era un posto per piccole imbarcazioni,  un po’ rintanato ma libero. In un marina normale non lascierebbero mai una barca come Olivia provare a entrare in un meandro cosi’ stretto; ma visto che qui e’ il far west ho mollato Anna sul pontile con l’ordine “Se qualcuno cerca di ormeggiare qui, mandali via”.
Sono tornato su Olivia che incrociava davanti al marina e siamo entrati. Olivia, come sempre, si e’ lasciata parcheggiare come una Cinquecento senza neanche toccare i barchini intorno.
Piu’ tardi quel giorno Cara ha preso il volo locale per Kuala Lumpur per depositare la domanda per il visto all’ambasciata del Kenya.
Anche se il ritorno era previsto gia’ due giorni dopo, all’ “aeroporto” (una tettoia aperta vicino alla pista) le bambine hanno fatto una scena madre: lacrime, abbracci, promesse di sentirci presto e via dicendo. Gli altri passeggeri avranno pensato che Cara stava emigrando in Brasile per sei mesi; ma questo ci ha anche fatto capire come l’esperienza in barca ci abbia uniti come famiglia. 
Cara e’ stata ospite di Giuseppe a KL; malgrado fosse alloggiata come una regina, Cara dice che le e’ mancato lo spazio angusto ma familiare di Olivia.
Quanto a me, ne ho approfittato per cambiare i filtri intasati del gasolio mentre le bambine si godevano una giornata senza scuola.
Il giorno dopo Cara e’ tornata (con tanto di ricevimento d’onore all’aeroporto) con regali per tutti.
I had a wonderful welcome at the airport and then we set about getting ready for our 18 hour trip down to Nongsa Point in Batam, Indonesia.  We had come to really enjoy the community in Tioman and will miss it.  It was small enough to send Anna or all the girls together off on errands and the shops and people were so helpful and friendly delivering supplies, fuel etc.. to the boat and giving us lifts in the side cars of their scooters.
Fantastic Dave from Meander came over with ice cream again and cast us off around 4pm on Saturday 30th June. We hit a storm within 5 minutes of leaving the marina but it did not last long and conditions were OK.  We had a glorious almost full moon, very little traffic and docked in Nongsa Point Marina mid morning on the 1st.

Abbiamo cenato con Dave, un velista americano che e’ in giro da vent’anni con la sua barca il 10 metri e ha fatto il giro del mondo tre volte, incluso il Mar Rosso di bolina a vela; ci ha raccontato tante avventure interessanti. Il giorno dopo, fatte le provviste abbiamo lasciato  Tioman per l’ultima volta (almeno in questo viaggio…).
Mentre Redang e’ stata l’isola piu’ bella per lo snorkeling, Tioman e’ stata la piu’ ospitale. L’atmosfera e’ quella di un paesone; tutti si conoscono e ti conoscono. Le bambine posso girare in sicurezza e provare a fare la spesa da sole. Trovi sempre qualcuno che ti da un passaggio sul sidecar dello scooter.
Ma era giunto il momento di spostarci in Indonesia.

Verso le 15 Dave e’ venuto a salutarci in banchina con dei gelati, ci ha aiutato a mollare gli ormeggi e siamo partiti con destinazione Nongsa, un marina sull’isola di Batam in Indonesia di fronte a Singapore.
Mentre uscivamo dal marina si e’ levato un vento di 30 nodi da sud-est; essendo pero’ ridossati dall’isola il mare e’ restato piatto. Abbiamo preso 3 mani di terzaroli (il che riduce la randa notevolemente) e dopo un’ora il vento si e’ calmato.
La corrente era sempre a sfavore ma il mare piu’ calmo che nella discesa da Redang.  Con una bella luna ad accompagnarci abbiamo coperto le 110 miglia che ci separavano da Nongsa e abbiamo ormeggiato verso le 10 di mattina. 


Monday, July 2, 2012


On the 9th June, we headed south to Redang to meet up with Kym and Mike again.  They had gone to Terrenganu and very kindly done a big shop for us so we now have cheese and can make pizza!

Torniamo a Redang, questa volta senza pioggia
Il 9 giugno abbiamo fatto vela per l’isola di Redang, 20 miglia piu’ a sud.
Ci eravamo gia’ stati l’anno scorso ma ci eravamo lasciati sorprendere dl monsone che aveva portato pioggia, vento e mare grosso.



Questa volta il sole splendeva ed abbiamo ancorato in una baia con una spiaggia fantastica. L’unica nota stonata erano le decine di meduse che giravano intorno alla barca; alcune con tentatcoli di oltre 2 metri. Mike e Kym (che ci avevano preceduto di alcuni giorni) hanno spontaneamente fatto da cavie; temendo che le bambine si facessero pungere, sono andati a toccare tutti i tipi di meduse per vedere quail facessero male e quail no (bel coraggio!). Risultato: nessun tipo di medusa sembra pungere (a patto di accarezzarla dolcemente).  Questa condizione l’avremmo scoperta solo piu’ tardi…
Infatti alcuni giorno dopo, mentre eravamo in acqua, una barca a motore e’ passata vicino a Kym che si e’ spaventata e si e’ girata di scatto. Cosi’ facendo ha dato un pugno ed una facciata in una grande medusa li’ vicino che ha reagito emettendo il liquido urticante. In pochi minuti la faccia e la spalla di Kym si sono arrossate e gonfiate; il dolore apparentemente era enorme tanto che Kym ha dovuto subito stendersi e prendere degli antidolorifici.
Per quattro giorni Kym sembrava avere subito un’intervento di chirurgia plastica anadato male ed il dolore intenso e’ durato per ben due giorni di continuo. Conclusione: parrebbe che le medusa possano decidere se urticare o no; se non si sentono attaccate, sono innocue. 
Con questa lezione bene in mente, abbiamo comunque approfittato della spiaggia e della barriera; Nadia ha imparato a immergesri in apnea ed e’ scesa a 2,6m !(lei e’ alta 1m). Un pomeriggio poi io e Mike abbiamo portato le bambine davanti alla spiaggia e gli abbiamo fatto provare a respirare con un erogatore e bombola in 1m di acqua. Anna si e’ trovata subito a suo agio ed ha passato diversi minuti sott’acqua a pulire lo scafo del tender dalle alghe
Nadia, con l’erogatore in bocca, si aggrappava alle mie caviglie a testa in giu’ mentre i piedi spuntavano dall’acqua. Julia ha provato ed e’ riuscita a respirare ma ha ribadito che a lei “queste cose nuove non piacciono”.
 Una volta ache Kym si era un po’ ripresa, abbiamo ancorato in una baia dove le tartarughe depongono le uova. Una mattina abbiamo trovato le trace di ben 9 tartarughe. Di solito al mattino i rangers dissotterrano le uova e le portano in un vivaio protetto. Ho portato le bambine a vedere ed hanno aiutato i rangers a raccogliere le uova (che sembrano palline da ping-pong soffici).

It was wonderful to be back in Redang and this time with better weather (last time we arrived at the tail end of the season with very rough weather).  We anchored in a bay in the north with one of the most spectacular beaches I have ever been on.
Mike took us for a snorkel a couple of days later and we had a great time seeing beautiful coral, a shark, and a spotted moray eel.  We are now in jellyfish territory which makes us nervous.  Kym and Mike touched a few to see whether or not they stung (to reassure us with the kids).  All was well until a jelly fish which had let Kym touch it with no problems decided to sting and Kym came up with a huge welt across her face and shoulder so we are now keeping a wide berth.
Nadia discovered that she can dive down to touch the anemones and went down to a depth of 2.6m, about two and a half times her length!
In the afternoon, Enrico and Mike took the girls to the beach to see what it was like breathing from a diving tank – at a depth of 1m.  Anna mastered it well and spent 10 minutes underwater scrubbing the bottom on the dinghy and Nadia kept grabbing Enrico’s ankles to keep herself from surfacing!
A couple of days later when Kym was well enough, we changed bay and went to a beautiful spot on the north north west of the island.  One night 9 turtles came up on the beach to lay their eggs, it was amazing seeing the tracks in the morning.
Manco mi cadesse l’ancora sulla testa…
Il 13 giugno Julia e Nadia hanno preso il tender per remare fino a Capricorn (la barca di Mike); una remava in un senso e l’altra nell’altro cosi’ che il tender girava su se stesso piu’ che avanzare. Dopo l’ennesimo attacco di ridarola hanno deciso che a nuoto si fa prima; Julia si tuffa in acqua per prima. Purtroppo mentre Nadia sta per tuffarsi, un’onda le fa perdere l’equilibrio e cade all’indietro dentro al tender. Sfortuna vuole che va a picchiare con la testa sull’ancorotto del tender che le fa un taglio dietro la nuca. Julia capisce subito la situazione, torna sul tender e si mette a remare (alla perfezione) verso Olivia.
Il comitato medico (Cara e Mike) si riunisce d’urgenza; rasano a zero una bella zona intorno alla ferita e provano a richiuderla con le trisce adhesive e cerotti traspiranti. Dopo circa un’ora la cosa sembra sotto controllo e a Nadia viene ditto che non potra’ fare il bagno per una settimana.
On Wednesday 13th, Julia and Nadia went off in the dinghy to visit Capricorn.  When they got there, they decided to have a swim.  Nadia was sitting on the edge of the dinghy about to jump in when a big wave came and knocked her backwards into the dinghy.  She fell head first onto the dinghy anchor and the cut was so deep it should have been stitched.  Julia managed to row them back and Cara’s heart stopped beating for a few seconds when she saw the cut. Fortunately Mike and Kym were bringing boat made pizza over for dinner and arrived just in time to turn into doctors! Mike shaved Nadia’s hair around the wound, we flushed the wound clean and put on steri strips and second skin.  The next challenge was keeping Nadia out of the water for a week.
Nadia's team of doctors!
Fortunately for Nadia, Kym could not put a snorkel and mask on due to the swelling from the jelly fish sting so she took Nadia out in the dinghy with a bathoscope.  Nadia had a great time looking at the coral and the fish and then examining the turtle tracks on the beach and looking for shells.
Verrebbe da dire che se l’e’ cavata a buon mercato, dopotutto si e’ beccata un’ancora sulla testa! Ma non la pensi cosi’ se hai cinque anni, vivi su una barca e hai meno pazienza di Vittorio Sgarbi.  A parte controllare la ferita, i giorni seguenti sono stati spesi a gestire Nadia. Per fortuna Kym (che si stava ancora rimettendo dall’iincontro con la medusa), ha scovato a bordo di Capricorn un batoscopio, una specie di cono di plastica chiuso alla base con un vetro; te ne stai sul tender e puoi guardare sott’acqua come se avessi la maschera. Nadia, fiera di questo privilegio, non si e’ piu’ lamentata di non poter andare in acqua ed i giorni sono passati piu’ veloci.



Looking at where the turtle laid her eggs
Mike got out his tools and helped Enrico with an amazing dinghy repair – fiberglass, resin etc… all done between the beach and the deck – amazing!

Quella settimana ho preso un onda un po’ troppo veloce col tender ed ho incrinato la panca del tender (sono chiaramente troppo grasso); sono andato sulla spiaggia ed ho recuperato un listello di legno che centavo incollare sotto la panca per ridarle rigidita’. Ma Mike ha insistito che ricopriamo il tutto con fibra di vetro per maggiore resistenza. Julia (che adora ogni tipo di lavoretti) era entusiasta, quindi il giorno dopo siamo andati sulla spiaggia con generatore di corrente, flessibile, trapano e ogni sorta di resine e colla. Dopo mezza giornata di lavoro la panca era piu’ robusta di prima ed io ho imparato a stendere la fibra di vetro.

One morning Enrico took the girls to see the rangers digging up the turtle eggs to take them to the Turtle Sanctuary.  The rangers let them hold the eggs and they all came back with a lot to talk about.

That night, yet again a significant swell had built up and Olivia and Capricorn rolled all night.  We were all up a big part of the night.  The girls holding on to the edges of their berths as it felt like they were on a roller coaster. Cara was with Nadia worried she would bang her head and Enrico was stuffing sarongs in all cupboards to stop the plates, pots and pans from rattling.  At 4am Enrico went out in the dinghy and attached a stern line which made a significant difference.  Capricorn pulled up anchor at 6am in search of calmer waters.

Sognavo una notte di meritato riposo ma verso le 23 si e’ alzata  un’onda lunga e fastidiosa; putroppo il vento  e la corrente di marea tenevano Olivia parallela alla costa con le onde che arrivavano di lato. Il rollio era insopportabile: Cara ha abbracciato Nadia per paura che picchiasse la testa di nuovo, io ho incastrato ogni inumento disponibile nello stipetto dei piatti per immobilizzarli, Anna e Julia dormivano avvinghiate al bordo del letto e alla pareti per non essere sbalzate fuori. Alle quattro di mattina mi sono ricordato di aver visto un gavitello tra Olivia e la spiaggia. Armato di 70m di cima e torcia sono salito sul tender, ho attaccato la cima al gavitello e ho forzato la poppa di Olivia verso la spiaggia. Cos’ facendo Olivia ha messo la prua al mare e la situazione e’ diventata piu’ sopportabile. Purtroppo non c’era nessuna boa vicino a Capricorn quindi alle 6 di mattina Kym e Mike hanno salpato ancora per andare in un posto piu’ riparato.
Later in the day we found Capricorn moored on the East side of Redang which is absolutely beautiful but busy with speed boat traffic.




We changed the dressing on Nadia’s head a few days later and had to shave the hair again for the dressing to stick.  I (Cara) am so relived to have Mike and Kym helping and monitoring it.

In giornata ci siamo poi spostati anche noi nella baia all’est di Redang; ogni lato di quest’isola e’ stupendo. Ci sorprende che l’isola non sia piu’ conosciuta dai turisti (meglio cosi’).
Sul lato est abbiamo nuotato in una piccolo baia dove c’e’ un masso sommerso (circa 2m di diametro) che e’ in bilico su un altro masso; ogni onda lo fa muovere e si sente un rumore acuto come di sabbia schiacciata tra due vetri. Il movimento e’ impercettibile, solo osservando bene si nota uno spostamento di un millimetro al Massimo. Quello che e’ impressionante e’ la vibrazione: se ci si immerge davanti al masso, questo genera una vibrazione che ti fa tremare la cassa toracica come se fossi davanti ad un amplificatore da discoteca. Se questo e’ l’effetto di un masso che si sposta di un millimetro si puo’ immaginare cosa possano generare movimenti tellurici di larga scala. 
Mike and Kym took us to a bay where a huge rock moves with the swell and the whole bay seems to vibrate underwater, they called it Seismic Bay.  Mike showed us a small moray eel which was brown with yellow spots and it swam completely out of its hole.

One day Kym took the girls for a whole day of school, they loved it!  Enrico and I were able to go for a snorkel and a long walk and finally some uninterrupted conversation!



One morning we snorkeled around a wreck of a huge ship which had sunk carrying cement.  The engine room sticks out of the water so it was shallow enough to snorkel.  The soft corals were beautiful and we saw a big moray eel swim out and away.  I have never seen so many fish as I saw on the bow with the beautiful coral.  The current is strong and not many people swim there so it was beautifully untouched.

bed time reading
The snorkeling was amazing: sharks, turtles, moray eels, porcupine fish, napoleon wrasse, tiger cowrie shells, many more beautiful fish and corals – only a lot of jelly fish so we had to be careful.  Nadia is truly a ‘deep diver’ and loves touching the anemones at 2m to 3m depth.
Kym taking the kids so Enrico and I could snorkel





Anna swam into a cave Mike had found with 2 chambers and had to wait for a jellyfish to move out of the way before she could get out!
Nei giorni seguenti abbiamo fatto altre esperienze e coperte interessanti: una murena marrone con puntini gialli che stranamente nuotava libera fuori dal suo nascondiglio; il relitto di un piccolo cargo che trasportava cemento e che era in un fondale basso abbastanza per le bambine; ancora murene, squali, pesci napoleone e tartarughe.  Mike ha portato Anna in una grotta sommersa con due stanze; unico problema: in una stanza c’era gia’ una medusa ed Anna ha dovuto aspettare che l’uscita si liberasse prima di uscire! 

We had our last 2 nights in the lagoon and met a lovely Belgian family living in India.

L’ultimo giorno abbiamo fatto conosceza con una famiglia belga con due bambine e che vive in India.
Le bambine hanno fatto subito amicizia e come sempre capita abbiamo deciso di rimandare la nostra partenza di un giorno. 

Leaving Redang was not easy, we loved being with Mike and Kym and did not want to move on.  We set sail at 9am on the 25th June and having waved to Capricorn and our Belgian friends, a small turtle came by to breathe which lifted our spirits.  It was a long day motor sailing with the jib coming out when we had good wind and being rapidly furled in when the wind dropped.  Towards the evening the waves increased in size and we hugged the coastline to try to find calmer waters but it was still a difficult night.  Cara started the night shift and was exhausted dodging the traffic and the oil pipeline markers but we had a beautiful sliver of moon.  Enrico thankfully came up early which cut my shift short.



a nudibranch laying an egg
At sunrise Enrico saw dolphins swimming along Olivia which was a treat.  They must have known we wanted to see them as well as Nadia spotted dolphins swimming beside Olivia around 9am.  In the morning, the waves subsided but the 2knots of current against us from the day before carried on to slow our progress.  We dropped anchor in Tioman at 9pm, exhausted.  It was a long 36 hours but well worth being with the dolphins.

Lasciare Redang e’ stata dura; le bambine non volevano staccarsi da Kym e Mike e ci siamo ripromessi di rivederci.
Siamo partiti verso le 9 di mattina per il viaggio di circa 200 miglia verso sud. Il vento e’ stato scostante fino a sera; poi verso le 20 ha cominciato a soffiare da sud-est, cioe’ esattamente sul naso e si e’ alzato un mare fastidioso da prua. A peggiorare le cose in quella zona ci sono anche 2 nodi di corrente a sfavore. Per il resto della notte Olivia ha arrancato a 3-4 nodi con un gran beccheggio.
Sperando di avere meno corrente e meno mare contro abbiamo tenuto una rotta rasente la costa; cosi’ facendo siamo passati molto vicino ad un grande porto potrolifero e Cara, che era di turno, ha avuto un bel da fare a evitare rimorchiatori, chiatte e navi di ogni tipo.
Una preoccupazione ulteriore era una vibrazione sull’asse dell’elica che si sentiva ogni tanto. Mi sono fatto l’idea che sia una pala dell’elica che cavita o comunque vibra visto che l’asse sembra ben fermo. Comunque sia e’ un pensiero che non ti lascia tranquillo.
In piu’ verso il mattino mi sono accorto che il motore faceva perdeva qualche colpo e non saliva di giri, segno che della sporcizia nel gasolio aveva intasato i filtri.
Al sorgere del sole proprio mentre pensavo tra me e me “ma chi me lo fa fare?” un branco di delfini si e’ messo a saltare a babordo per circa dieci minuti; “ecco chi te lo fa fare” sembrava la risposta.
Nel resto della giornata il mare si e’ un po’ calmato ma la corrente a sfavore no.
Col motore menomato e veleggiando il piu’ possible siamo arrivati a Tioman alle 21 dopo 36 ore invece che alle 14 come previsto.
Esausti abbiamo dato ancora al buio in un punto che conosciamo bene e siamo andati a dormire. La notte e’ stata calmissima, finalmente…